Il pensiero è un’attività da agonisti

Il cervello è l’organo più prezioso e raffinato del nostro corpo, sede non solo di molteplici funzioni vitali, ma anche cuore nevralgico di un moto perpetuo e incessante rappresentato da un’attività imperscrutabile, seppur fallace, che è il pensiero. Che ci crediate o no, il fatto ascritto al nostro imputato numero uno è quello di essere responsabile di grandi contrasti, discordie, incomprensioni e, non per ultimo, della questione tragicamente umana della guerra tra persone.

Le idee, e con esse le ideologie, credenze e convinzioni sono il prodotto ultimo e dimostrazione lampante di quanto dentro la botte piccola ci sia il vino buono. Giacché la sorgente prima del nostro pensiero risulta essere avidamente convoluta in soli 1500 grammi di materia viscida e gelatinosa, sorge dunque naturale chiedersi in che modo il cervello possa risultare colpevole e artefice di grandi e piccoli malintesi, fautore e dichiarato simpatizzante di incomprensioni e liti.

Prima di partire per il nostro viaggio di oggi, però, vorrei riportarvi alcune brevi, semplici parole dette dal filosofo statunitense Henry David Thoureau: le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo.

Pensate alla forte polarizzazione riscontrabile in numerosi aspetti della nostra civiltà di oggi, così come in quella passata: pensate all’amico molesto che a stento trattiene la sua voglia di condire di fede e religione ogni discorso che ascolta, ogni persona nella quale si imbatte. Non ha forse la stessa pretesa del matematico Piergiorgio Odifreddi? Da sempre ateo e anticlericale, Odifreddi ha la stessa cieca determinazione e presunzione di qualsiasi cattolico, di qualsiasi vegano, di qualsiasi politico: dimostrare la sua idea, e quindi affermare il proprio essere.

L’unica religione è la matematica, il resto è superstizione, per dirla alla Odifreddi. Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria, per dirla con le parole e i postulati di chi crede. Ebbene, nessuna delle due affermazioni, né quella di Odifreddi, né quella del credente è mai stata provata, men che meno smentita. Eppure, il resistere e il persistere della divergenza di sguardi che gettiamo verso questo universo di pietre, corpi e sensazioni, a ciò che vediamo e a ciò che vorremmo vedere ma non vediamo, è la causa ultima di ogni battaglia ideologica.

Giordano Bruno fu condannato per aver suggerito e sostenuto l’idea del multiverso e degli infiniti mondi, andando pericolosamente ed inevitabilmente a minare la centralità della Terra. E come qualcuno ricorderà, il noto filosofo di Nola non andò incontro a un bel final di vita; diciamo pure che è stato fresco, ma solo e strettamente in senso metaforico.

Incredibile pensare di poter essere gli unici, vero? E non gli unici sulla Terra, ma gli unici ad aver ragione. La verità, o forse meglio dire la realtà, è che di vero ci sono solo le molteplici interpretazioni che diamo e attribuiamo a ciò che è fuori di noi e da noi.

Le diverse ideologie, politiche, religiose, e il loro rispetto, sono alla base del quieto vivere sociale. A ben vedere, la diversità di panorama è ciò che, da sempre, caratterizza le nostre esistenze. Tuttavia, quando a essere diverso è il nostro panorama culturale, mentale ed emotivo, ecco che allora si creano basi e radici dalle quali pare impossibile prescindere; quanto più profondo il divario di idee, tanto più immedicabile la tensione e la ferita.

Per questo, mi preme aggiungere, è importante fare del pensiero uno sport a livello agonistico, il che non significa pensare sempre di più quanto pensare in modo critico, con cognizione di causa e con la giusta dose di tolleranza.

In questo mondo che cambia, il nostro unico scopo davvero utile è evolverci come persone e come teste, come portatori sani di sapere e di idee, non come promulgatori di lotte intestine e feroci.

Da qui, infine, vi ripropongo la frase di Thoureau, un giudizio che non posso che condividere: le cose non cambiano, siamo noi che cambiamo.

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