Vi è mai capitato di essere sorpresi dall’imprevedibile, ma costante, presenza degli opposti in natura?
Giusto ieri, guardando i funerali di Gigi Proietti non ho potuto fare a meno di notare e riflettere sulla diversità dei volti e sulla divergenza di comportamento delle due figlie, Carlotta e Susanna.
Figlie di un dolcissimo romanaccio e di una altrettanto gentile e affabile signora di origini svedesi, le due donne, sedute ai lati della madre, mi sono apparse da subito come la luna e il sole.
Una, Susanna, congelata nel suo dolore, quasi paralizzata nel suo lutto. Per somiglianza fisica e di atteggiamento, verrebbe da dire che abbia preso tutto dalla madre.
L’altra invece, Carlotta, con sguardo dolce e pacato, quasi serena nell’animo, si guardava attorno, elargendo sovente miti sorrisi, non di circostanza, ma di sincero apprezzamento per tutto quel bene che il padre ha fatto rimbombare in quel teatro gremito di persone quel giorno.
Ieri sera, infine, dopo aver letto qualche articolo su questa famiglia italiana, ho intuito come la figlia più schiva abbia sempre tollerato poco la popolarità del padre, come quasi infastidita dal dover condividere una figura così personale ed esclusiva, come quella di un papà, con un pubblico che per strada ne riconosce solo i contorni pubblici e quindi, di conseguenza, non più esclusivi e personali.
Mi sono chiesta se l’altra figlia, quella romanaccia, risultasse più serena in volto forse proprio perché contenta e appagata da tutto quell’amore che per giorni è sgorgato nelle piazze e tra le vie di Roma.
Insomma, mi ha sorpresa e non poco vedere questa armonia di opposti, come direbbe quell’adorabile toscanaccio di Terzani. Questo non per intendere che la differenza di comportamento implichi un minore sentire, o un dolore meno forte, ma per sottolineare due cose: quanto anche dinanzi al dolore, ognuno rimanga fedele al suo stampo primitivo, e quindi quanto il bianco continui a essere bianco e il nero continui a palesarsi nero. Ma anche quanto bello sia, nella vita, poter coniugare due anime mai credute compatibili, due caratteri che divergono nel tempo e nello spazio emotivo, nello stesso nucleo di apparenti sconosciuti che è la famiglia. In un quel calderone di bellezze forti e diverse.